top of page

Architetti del futuro

- Marigiusi Pacifico -

Tra le sedie in vetroresina contrapposte e ampie file di vecchie boiserie, il bagno a secco esposto dai finlandesi, le istallazioni multimediali, i QR code che, scansionati, consentono di rivedere antiche opere rinchiuse nei musei nazionali, i materiali di scarto della Biennale Arte 2022, gli odori del Giappone, tra suoni, rituali, buio, luce e colori, a primo impatto la 18. Biennale Architettura 2023 può apparire estremamente disorientante.

Numerose e svariate, infatti, sono state le interpretazioni del tema The Laboratory of the Future date dai practitioner. Così Lesley Lokko, curatrice dell’evento, definisce “architetti”, “urbanisti”, “designer”, “architetti del paesaggio”, “ingegneri” o “accademici”, in quanto ritiene che le condizioni dense e complesse dell’Africa e di un mondo in rapida ibridazione richiedano una comprensione diversa e più ampia del termine “architetto”. Le tematiche più ricorrenti, come il cambiamento climatico, l’utilizzo dell’acqua, la trasformazione in risorsa dei detriti di plastica, il recupero del patrimonio edilizio esistente in un’ottica di sostenibilità sono state espresse dalle varie nazioni partecipanti alla Mostra mediante istallazioni più o meno originali.

E, a mio parere, l’istallazione che, nella sua apparente semplicità, ha fatto emergere uno degli aspetti più significativi del tema della Biennale, è stata quella del Padiglione della Repubblica dell’Uzbekistan. Unbuild Together: Archaism vs. Modernity, curata dallo studio di architettura Studio KO è un progetto di ricerca incentrato sulle rovine delle qalas, antiche fortezze della regione di Karakalpakstan, patrimonio della civiltà di Khorezm, e sulle molteplici possibilità offerte dalla terra per la costruzione. Si prende in analisi, in particolare, un materiale universale e al contempo arcaico, il mattone, elemento portante dell’architettura nazionale. Appena si entra nel Padiglione si percepisce un senso di smarrimento: si ha l’impressione di ritrovarsi in un labirinto buio, senza fine, illuminato solo in pochi tratti che mettono in evidenza mattoni smaltati in ceramica Blue Bukhara. Solo in un secondo momento, tuttavia, osservando il plastico si comprende che, in realtà, si tratta di un semplice percorso e che le iniziali difficoltà ad orientarsi sono dovute ai giochi di buio e luce.

 

 

L’Uzbekistan esplora i diversi orizzonti del proprio patrimonio architettonico, quali potenziali strumenti per immaginare il futuro e sfidare il concetto di modernità. Analizzando i resti architettonici delle società del passato, si riescono a comprendere i valori, le credenze e le tecniche che hanno plasmato i loro mondi. Tutto questo, a sua volta, può influenzare le scelte progettuali e i processi decisionali, mentre si lavora per costruire un futuro migliore. Un futuro ignoto e astratto, identificato nel labirinto e nel buio, che viene concretizzato nella materialità dei mattoni; gli unici spiragli di luce che illuminano i mattoni blu mostrano la possibilità di una via d’uscita, una soluzione concreta alle molteplici problematiche relative alla progettazione del futuro.

Nel complesso la Mostra mi ha portato a riconsiderare il ruolo dell’architetto oggi: egli, oltre ad essere mediatore tra arte, ecologia e politica, quindi, non deve avere il solo controllo dello spazio per progettare il cambiamento nel presente, ma ha il dovere di tutelare e conservare il passato per creare un cambiamento sostenibile proiettato nel futuro. Considerate, poi, le innumerevoli interpretazioni del tema, oltre a quelle concrete date dai practitioner e da quelle ipotizzate da ciascun visitatore e da me stessa, risulta evidente l’impossibilità di una risposta univoca alla complessità del mondo odierno. Ciò può sembrare un problema, ma, in realtà è proprio questa la sfida per l’architetto del futuro: individuare quante più soluzioni possibili ai problemi odierni relativi alla produzione, alle risorse e alla rappresentazione, conoscendo il passato per indovinare il futuro.

Riuscirà l’architetto del futuro ad orientarsi nel buio del labirinto dell’oggi?

Ai posteri l’ardua sentenza.

FOTO 1 – Plastico del labirinto

FOTO 2 – Il labirinto _ Padiglione Uzbekistan. Unbuild Together

FOTO 3-4 – Dettaglio del labirinto

©Marigiusi Pacifico per WOO

bottom of page