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Architettura di redenzione

 

 

Stop! Mi fermo un attimo, guardo tutto dall'alto, da una vista a volo d'uccello sul mondo, bloccato. Fermando il tempo vedo ogni cosa: in Italia le forme classiche della Roma Antica o del Rinascimento, in Germania quelle razionali e pulite del Bauhaus, in Francia le forme poetiche dell'Art Nouveau. Ogni nazione del mondo con il suo stile. Un passato che caratterizza l'immagine di tante città del presente, affiancato a un successivo modernismo ormai andato e al più recente postmodernismo.

Ma ora?

 

Gli architetti del presente hanno festeggiato sbizzarrendosi come giullari a una festa di corte, o come un popolo alla caduta di un dittatore. Vi si è innestato una sorta di decostruttivismo architettonico, come con Frank Ghery nel Guggenheim o in qualsiasi opera di Zaha Hadid. Basta pormi un po’ più in alto per cercare di capire quello che accade, vedo un progetto delle città che lavora con le singole architetture e tutto lavora per l'uomo.

Il presente è l'architettura fatta con il verde, quella sostenibile, che non è solo un insieme d’idee e aspetti tecnici, ma si fa forma. Grandi e piccoli studi si cimentano per dare un'immagine alla bioarchitettura, come una sorta di tenenza che tutti devono rispettare per essere alla moda, uno standard.

Guardo a Nord, sopra Amsterdam, mi trovo nei pressi della stazione Centrale e guardando verso il centro e spostandomi a sinistra vedo cumuli di bici parcheggiate, un nuovo stile di vita per l’uomo, che rispetta la natura, uno skyline di biciclette e persone e infondo un edificio che si erge come una barca ferma alla banchina, il Nemo di Renzo Piano. Passeggiando le bici sfrecciano alla mia sinistra insieme al piacevole suono della gente che parla, poche auto e molti filobus, la vittoria della sostenibilità, un progresso che fa bene alle persone. Persino l’acqua dei canali diventa una strada, un modo per non inquinare, i battelli guardano la città dal basso e ne fanno ammirare le forme, le case che sembrano cadere sulla gente ipnotizzata dai suoi colori. Mi sposto vicino Albert Kuiper Markt, addentrandomi in una stradina piena di alberi con le chiome gialle e trovo un parco, ma prima di entrarci guardo a terra, negli specchi d’acqua che riflettono gli alberi come una tovaglia, foglie poggiate delicatamente che creano una tela fatta da tonalità infinite di verde e giallo.

Scendo e mi sposto a Sud in Olanda, a Delft, dove la gente può vivere un’architettura, la Biblioteca dell'Università Tecnica, che serve l'uomo, che si accovaccia e fa vedere il suo grandioso tetto giardino e dal di sotto, la trasparenza del vetro mi permette di vedere le persone che occupano quello spazio, che si rilassano, si divertono, e che prendono una pausa su questo enorme letto verde. Sento il vento, come se fossi a Primorose Hill, sulle colline del parco Londinese e vedo gente sorridere perché felice di trovarsi in questo posto, una felicità che solo l’architettura o l’arte possono creare.

 

Se nell'Art Nouveau o in qualche caso nel modernismo, le forme naturali erano disegnate e messe a disposizione dell'architettura, ora, avendo tutti i mezzi, l'architettura si riappropria della natura stessa e la usa per redimersi dai peccati dell'inquinamento creato dall'uomo.

 

Alberto Di Biase

 

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La natura si ri-appropria di un luogo ©Gohar Dashti

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