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C'era una volta il Paesaggio

 

by ARMANDO SCANDONE

 

"Seduto su una panca in mezzo a Piazza Santa Croce a Firenze. Ero appena uscito da una lunga malattia[...] La natura intera, fino al marmo degli edifici e delle fontane, mi sembrava convalescente. In mezzo alla piazza si leva una statua in marmo bianco, ma il tempo gli ha dato una tinta grigia. Il sole autunnale illuminava la statua e la facciata del tempio. Ebbi allora la strana impressione di vedere tutte quelle cose per la prima volta".

 

Giorgio De Chirico racconta l'atmosfera di una piazza vuota, da cui ha poi tratto ispirazione per alcune opere. 

Pare uno scenario lontano, ma non saprà mai che dopo circa cento anni quell'ipotesi diventerà realtà. Città desolate, vuote, silenziose... l'uomo costretto a privarsi per un lungo periodo del proprio spazio di vita, trasformatosi all'improvviso in quell'ambiente metafisico così lontano.

Il rumore del vuoto fa riflettere e aprire gli occhi. 

Quel vuoto inteso come forma di architettura

 che sta caratterizzando la città. La sua assenza dallo scenario urbano ci spinge verso una riflessione interessante: l’essere umano è in grado di influenzare i contesti in cui agisce, arricchendoli o trasformandoli in modi inaspettati, incidendo a tal punto i luoghi che abita da poter essere considerato lui stesso, un paesaggio.

Esiste un legame viscerale tra uomo e paesaggio, fatto di coraggio e sfide ostinate per l’elevazione sociale. L’essere umano ha bisogno di uno spazio da contaminare. Ha bisogno di vivere lo spazio da lui progettato, quegli interstizi fatti per l’aggregazione sociale della città, la sua creazione più bella.

L’Architettura è un fatto sociale che dovrebbe insegnarci a vivere al meglio i contesti che abitiamo, che vediamo, tocchiamo, osserviamo.

"Ogni singola persona che posa per me diventa parte di un’entità più grande, che diventa la fotografia finale. Il ruolo di ogni singola persona è quello di diventare parte del tutto[...]"

Spencer Tunick_2014

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