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Come nelle poesie

 

 

“Grazie” è la prima parola del discorso di Ettore Spalletti durante la lectio magistralis in occasione della sua Laurea Honoris Causa. Un riconoscimento accademico importante che il nostro Dipartimento ha conferito a un artista di fama internazionale, nato in Abruzzo, capace di trasmettere il suo talento e la sua attitudine a guardare la vita con eccezionale sensibilità.

Inizialmente, con l’occhio da giovane studente alle prime armi, guardavo le opere del maestro con superficialità, apparivano monocromatiche, piatte. Successivamente, sono riuscito a cogliere dei significati impliciti e nascosti che vanno oltre l’essenza o il colore della tela stessa, quelle monocromie di colpo hanno preso vita, evocando il mare, le colline o l’azzurro del cielo abruzzese. Elementi riconoscibili ed emozionali, per chi vive il territorio o lo guarda per la prima volta. Trovo incredibile pensare come scenari e orizzonti quotidiani possano essere tanto rilevanti da segnare l’intera vita di una persona: “i doni che la natura ci ha donato” per citare Spalletti. Fermando il tempo, come in un’attesa, possiamo permettere che ciò che ci circonda si trasformi, così da avere la possibilità di cogliere la bellezza del cambiamento.

“Gli anni settanta sono stati gli anni in cui si viveva leggendo libri di poesie […] in quegli anni il pensiero ci stava addosso, si cercava continuamente di risolvere i problemi che continuano ad esistere ancora oggi. […] In questo tempo di assenza, mi è sembrato di vivere come lo sfrido del pensiero. Sono andato a fare una passeggiata, come faccio sempre, sul mare […] Vedere che su questa riviera passeggiano tante persone venute da lontano […] che riportano come essenza la bellezza della povertà […] allora ho pensato che forse sta succedendo qualcosa di straordinario. Nel futuro non vivremo per dare ma per avere. […] Quando riusciremo a pensare alla nostra vita con il desiderio del dare, penso che le strade diventeranno più dritte, i palazzi si allineeranno con il desiderio di costruire una via ospitale, le colline si ammorbidiranno sul mare come nelle poesie, quando questo verde si adagerà sul mare solo così restituiremo qualcosa che ancora ci portiamo…mi porto dentro.” 

Armando Scandone

 

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