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In gita con Hans

 

Nel pomeriggio del 6 maggio 2017 si concludeva la visita a Bolognano alla scoperta dei luoghi di Joseph Beuys. Eravamo sulla terrazza delle cantine Zaccagnini ed è proprio lì che un silenzioso Hans Kollhoff, con lo sguardo volto ai vigneti e alle montagne, ha iniziato a parlare di quanto lo affascinasse il paesaggio abruzzese, così vario e così diverso da quello a cui era abituato. Nelle sue parole si percepiva tutto l’amore che provava per la natura, quella natura in grado di regalare emozioni stando semplicemente lì, apparentemente immobile, a lasciarsi osservare. Il suo amore per il paesaggio, però, io lo avevo già percepito ascoltando il suo intervento in occasione della lezione d’architettura svoltasi il giorno precedente in Dipartimento. In quell’occasione, l’Architetto aveva parlato di come progetto e ambiente dovessero comunicare imprescindibilmente tra loro. L’edificio non è prima costruito e poi collocato nel contesto, ma cresce direttamente dalla terra ed è come un blocco di pietra nelle mani di uno scultore. L’architetto ha, poi, l’arduo compito di modellare sapientemente il materiale in base a come viene scavato dalla luce naturale, fino a dare al progetto una forma ben precisa.

A detta di Kollhoff, la luce gioca un ruolo fondamentale in un edificio: non solo è artefice della sua forma, ma è anche il mezzo attraverso cui lo spettatore percepisce lo spazio. Il padiglione realizzato con l’artista Mimmo Paladino in occasione della riapertura della Triennale di Milano ne è un chiarissimo esempio: la luce naturale muta durante il giorno e, grazie ad un gioco di ombre, cambia anche la percezione dell’architettura e dell’opera d’arte in essa contenuta.

Luce e ambiente sono, quindi, temi molto cari all’Architetto ed inconsciamente, quasi spontaneamente, li ho sempre presi in considerazione anche io. Nel farlo, mi sono resa conto di quanto difficile, ma importante, sia raggiungere la sensibilità necessaria per pensare ad un edificio in armonia con la natura presente nel contesto, in grado di comunicare con essa senza invaderla. Probabilmente tale capacità si acquisisce osservando, l’abitudine di fermarsi a guardare i luoghi, i suoi colori, le luci e le sue peculiarità per lasciarsi stupire e concedersi delle emozioni.

Ilde Manuela Paolucci

 

photo - Cantine Zaccagnini, Bolognano

 ©MM

photo - Cantine Zaccagnini, Bolognano

 ©NMS

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