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GRASSLANDS REPAIR

 

Se da un lato le città esplorano e sperimentano i processi collettivi per abitare il mondo, generando un senso di comunità, dall’altro sono caratterizzate da luoghi irrimediabilmente antropizzati, in continua stratificazione e mutamento. All’interno del Padiglione Australiano – progettato da Denton Corker Marshall nel 2015 ai Giardini di Castello – dell’ultima Biennale di Venezia,  nasce l’installazione ‘Repair‘. Il micro cosmo ricreato da Mauro Baracco e Louise Wright di Baracco+Wright Architects in collaborazione con l’artista Linda Tegg, risponde al tema FREESPACE della Biennale, andando a scavare sotto il costruito, focalizzando l’attenzione sul ruolo che l’architettura può assumere in futuro per riparare i danni ambientali, sociali e culturali. 

La vita dell’installazione comincia nell’emisfero australe, da cui provengono le zolle di terra di cui si compone, prosegue nelle serre della Liguria, dove è cresciuta la sua vegetazione folta e rigogliosa, e giunge nei giardini della Biennale di Venezia nella forma di una prateria. Una squadra di giardinieri silenziosi e amorevoli si muove silenziosamente tra la vegetazione. 

La distesa erbosa, ricreata nel padiglione, formata da decine di migliaia di specie appartenenti alle pianure occidentali dell'Australia ha lo scopo di stabilire un dialogo tra architettura ed elementi naturali in via di estinzione.

Dopo la natura è il momento di passare alla luce. Il sole artificiale "Skylight" fa parte del processo di sopravvivenza dell’installazione. Dispositivi di illuminazione a led industriali sono riadattati allo scopo. È buio! Ogni dieci minuti, il padiglione piomba improvvisamente nella totale oscurità e un’enorme proiezione apre su paesaggi di natura e architetture australiane.

"The ground" è il titolo del video, una proiezione che mette in mostra 15 progetti australiani in grado di rivelare le diverse interpretazioni di manutenzione, finalizzate alla riparazione e al ripristino dell'ambiente costruito. 

I progetti selezionati non rappresentano dei modelli ma, gli stessi curatori, li definiscono dei segnali che aprono a nuove prospettive di sperimentazione. Questa proposta riflette la strategia odierna di intervento sulla naturalizzazione dell'urbano, spesso puntuale e isolata.

Si potrebbe tentare di attribuire concretamente questa esperienza all’intera città, attraverso l’individuazione di nuove forme di azione collettiva che potrebbero permettere alla città di esplicitare al meglio la sua concezione di organismo vivente e di città infinita – definizione che esprime la sua capacità di essere continuamente adatta ad essere abitata nel tempo.

La caratteristica principale è quella di essere aperte all’inaspettato, di costruire all’infinito possibilità future. Di fronte alle enormi sfide del nostro tempo – in cui i cambiamenti ecologici sono in conflitto con le economie – è ancora più urgente ri-significare le trasformazioni urbane. 

Queste città – e in definitiva tutte le città – potrebbero essere considerate come un perpetuo ‘non finito’. Questo concetto richiede però un cambio di paradigma nei confronti del paesaggio costruito e delle sue trasformazioni. I luoghi stanno imparando a rigenerarsi favorendo l’apertura di un nuovo campo di ricerca. La pianificazione richiede la codifica di strumenti nuovi, capaci di far fronte a tale cambiamento, divenendo così il dispositivo più efficace per la via della resistenza, della bellezza, della felicità e di una modificazione senza tempo.

Luogo: Giardini dell’Arsenale, Venezia - Padiglione Australia

Commissario: Janet Holmes à Court AC

Curatori: Baracco+Wright Architects, Linda Tegg 

Foto: N Marco Santomauro

 mauraMANTELLI –

 

Grasslands Repair - Padiglione Australia, Giardini ©N MARCO SANTOMAURO

Grasslands Repair - Padiglione Australia, Giardini ©N MARCO SANTOMAURO

Grasslands Repair - Padiglione Australia, Giardini ©N MARCO SANTOMAURO

Grasslands Repair - Padiglione Australia, Giardini ©N MARCO SANTOMAURO

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