La forma del Paradiso Terrestre
by MAURA MANTELLI
La parola paradiso viene dal greco “paràdeisos” e vuol dire letteralmente “giardino”. Nell’immaginario è un luogo in cui il mondo si schiude e diviene lussureggiante, pieno di vita, con la presenza di flora, fauna e molta acqua. Questa raffigurazione è la perfetta descrizione di Atlantide, l’isola circondata da acqua e attraversata da innumerevoli fiumi che Platone descrive per la prima volta nei dialoghi di Timeo e Crizia scritti intorno al 360 a.C.
Atlantide un giorno scomparve, ma chi riuscì a scampare a quella catastrofe poté continuare a narrarne la bellezza. Quella bellezza nel tempo si trasformò nel mito. Atlantide divenne così una terra leggendaria, riservata a dei, eroi e anime sante. Nacque una terra irreale da quella che un tempo era una terra reale, ricca e concreta, quanto quella su cui oggi poggiamo i piedi.
Gli inizi della nostra esistenza sono lì, nella memoria remota e sbiadita dei nostri antenati, non ancora svanita. Una memoria che vede da sempre la bellezza oggetto del nostro interesse e l'estetica come una scienza armonica del progettare bene.
Per l’architettura, e quindi per gli spazi costruiti e della natura, si potrebbe affermare - parafrasando Stendhal – che la bellezza non è che una promessa di felicità, un preludio alla capacità di immaginare spazi felici e armonici. Spazi di vita nati da infinite variazioni, nella grande maggioranza dalle forme della natura e da schemi matematici, simmetrici, asimmetrici che ne regolano la convivenza. L’architettura, da sempre, è quella che ha generato nel nostro mondo una nuova Atlantide, in cui l’uomo e la natura sono al centro di un paradiso armonico di segno e di senso.
ATLANTIDE
La mappa immaginaria dell'isola di Atlantide di Athanasius Kircher contenuta nel suo "Mundus Subterraneus" del 1625.