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PADIGLIONE SVIZZERO

 

“Una tavola della mia Composizione 1: 140 x 100 cm di carta lucida e china che mi sono sudato nella estate del 1976. Come vedete sono due assonometrie del Padiglione Svizzero progettato da Le Corbusier alla Università di Parigi. L’ho ritrovato perché l’anno dopo è stato pubblicato con il resto del progetto nell’annuario della Facoltà. Questo disegno pone un problema la cui discussone ci potrebbe impegnare a lungo. Da decenni e decenni, nella maggior parte dei casi, l’architettura viene presentata allo studente come “moderna” a partire da una precisa soglia cronologica.

Negli anni ottanta alcune generazioni hanno cominciato a studiare da Palladio, ma poi si è tornati alla tradizione. Solo che una cosa è studiare Le Corbusier nel 1928, quando la macchina parcheggiata davanti alla casa è ancora in vendita, o i vestiti delle signore sono ancora quelli. Altro è studiarla oggi, quando tutto è antiquariato, fuorché l’architettura.

L’alternativa è prendere edifici più recenti, oppure più antichi? Il problema è la visione storica o antistorica che c’è dietro.

La modernità è un cambio di paradigma? essa mantiene un rapporto con l’attuale maniera di costruire? Questo sarebbe il vero tema di un corso di tecnologia.

Ma ogni settembre è sempre più o meno il 1923, l’anno di Vers une Architecture.”

 

Francesco Garofalo.

 

 

Ciao Prof!

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