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Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi 

 

“Non penso che ciò che è stato importante per me 25 anni fa possa essere ancora importante per voi oggi. Oppure si”. Parlando di riferimenti con l’architetto Federico Bilò, è emersa subito una premessa di carattere biografico. Nato e cresciuto all’EUR, a Roma, ha sempre vissuto "circondato da edifici del razionalismo: frequentavo una scuola affacciata sul retro del palazzo postale dei BBPR e giocavo a tennis alle spalle del Palazzo dei Congressi di Libera. Secondo me quest'ultimo edificio può dire ancora molto, ma occorre prescindere dalla moda: da studente lo guardavo molto, cercando di copiarlo. La sua modernità, se c’è, non viene dall’avanguardia, ma dalla decantazione del linguaggio classico. È un edificio straordinario che ha avuto una grande importanza nella definizione delle mie affinità elettive e di un modo di pensare l’architettura. Straordinario perché è un edificio costruito sui flussi e sui movimenti delle persone”. Da qui le scale incrociate e la messa in comunicazione del tetto giardino e del teatro all'aperto con i saloni e gli atrii; lo schema complessivo da domus a compluvio; lo spazio immenso, basilicale, della volta a crociera; infine, un edificio bifronte. “Sarò banale, ma i disegni che meglio lo rappresentano sono la pianta e la sezione insieme, meglio ancora sarebbe un esploso assonometrico.”

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