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Il limite come elemento 

 

I lavori realizzati dallo studio di architettura CF si misurano con le condizioni del contesto in termini economici e culturali. A questo contesto viene attribuito il doppio senso contenuto nella parola limite.

Limite inteso come punto estremo di flessibilità nel dialogo con il committente, limite come possibilità nell'utilizzo dei materiali, considerati più qualificati per esprimere le intenzioni progettuali; limite nella relazione progettista/costruttore; limite come misura della capacità di completare un processo che, a partire dall'idea/intenzione, coinvolgendo il loro stesso bagaglio di conoscenza dell'architettura, passando dai molti disegni, riesce a dare una unica e semplice risposta nell'opera realizzata.

Michele Cannatá e Fatima Fernandes considerano l' architettura come quell'opera che arriva ad essere la chiusura di un ciclo che dall'idea, attraverso il progetto, si trasforma in spazio e materia, preparato a sopportare nel tempo più di una sola funzione, diventando per qualcuno o ancor meglio per molti: memoria.

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Rapporti larghi un traghetto e mezzo

 

CultArch nasce a Cagliari nel 2007 come associazione universitaria con lo scopo iniziale di avvicinare gli studenti al mondo dell’architettura, di fatto spesso troppo distante dalla didattica universitaria. Nel corso degli anni si è evoluta sviluppando diversi filoni principali di attività. Da una parte l’aiuto costante agli studenti all’approfondimento delle tematiche analizzate nei diversi corsi universitari, dall’altra la promozione della cultura dell’architettura nella società, convinti che solo attraverso questa operazione si possa procedere verso un progressivo miglioramento della qualità urbana e paesaggistica; ad esempio portando avanti progetti di conoscenza del territorio, ma anche collaborazioni con professionisti, enti pubblici e altre associazioni di varia natura per eventi specifici, tra cui l’apertura simultanea di tutti i monumenti della città.

Attraverso CultArch vi è l’intento di ritrovare quel dovuto legame tra architettura e realtà, che spesso tra impegni universitari e formali si va perdendo. È quindi necessario ritrovare il fondamento e le basi dell’architettura che non può esistere senza un legame con la cultura vastamente intesa e con le persone che ne usufruiscono.

 

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Cedar of Lebanon

 

Noor International Holding (NIH), developer situato a Beirut, ha annunciato l'intenzione di voler costruire un'isola artificiale destinata a diventare la maggiore attrazione della costa libanese: essa comprenderà ville, appartamenti, negozi, ristoranti, spiagge e parchi. Al progetto, che emula quello dell’isola artificiale a forma di palma realizzata a largo delle coste di Dubai, stanno lavorando più di 20 tra ingegneri civili, architetti, ambientalisti, consulenti finanziari. La società edilizia di Beirut ha inoltre già ricevuto lettere d’interessamento da numerosi investitori del Golfo, dallo stesso Libano ma anche dal Messico, dall’Olanda e da Panama. L'obiettivo è attirare turisti nonostante l'instabilità del piccolo Paese levantino e soprattutto riportare a casa migliaia di libanesi espatriati a causa dei conflitti nazionali e regionali. Con loro, ne è sicuro Mohammed Saleh, tornerebbero milioni di investimenti. L'uomo d'affari libanese, presidente della NIH, ha un progetto ambizioso che s'ispira alle stranezze e alle esagerazioni di Dubai: la costruzione di un'isola artificiale di 3,3 chilometri quadrati, dal costo di 8 miliardi di dollari, a forma di cedro, la conifera simbolo del Libano. Il modello è quello della Jumeira Palm Island, isola artificiale a forma di palma dell'emirato del Golfo. Sulle coste della Cedar Island , nella visione di Mohammed Saleh, saranno costruiti quartieri residenziali di estremo lusso, strutture turistiche con tutti i comfort, parchi, scuole, piscine, ville, spiagge dalla sabbia bianchissima. “L’idea mi è venuta nel 2005 quando mi trovavo su un volo della Middle East Airlines (Mea) il cui logo è un cedro stilizzato’’, ricorda l’ingegnere Muhammad Saleh, amministratore delegato della Nih, che aggiunge: ’’Quando arrivai in Libano, vidi la costa e pensai che lì potevamo creare un’isola. Sarà il più grande albero artificiale della storia’’. A causa della necessità dell’approvazione del governo libanese però, il progetto di Saleh rimane un’idea. Il progetto è in fase di studio da parte delle autorità. Nel frattempo, le intenzioni del businessman hanno sollevato molte critiche nel paese, nonostante l'attenzione del pubblico sia totalmente monopolizzato dall'importante voto di giugno. La battaglia elettorale potrebbe chiudersi con la vittoria alle urne del gruppo sciita Hezbollah. Un eventuale successo del Partito di Dio, associato alle sue milizie armate, a conflitti come quello del 2006 contro Israele e agli scontri di giugno 2008 con le fazioni sunnite, rischia di creare un periodo di instabilità. E l'incertezza politica non è una garanzia per chi pensa di investire nel turismo sulle coste libanesi o medita di tornare dopo anni all'estero. Inoltre, le credenziali del businessman Saleh, che ha progettato anche la Rose Tower di Dubai, tra i più alti grattacieli del mondo, non bastano comunque a metterlo al riparo: 25 associazioni ambientaliste libanesi hanno già dichiarato guerra al progetto; gli uomini d'affari locali sono molto scettici, soprattutto a causa dei tempi di crisi: «Come farà? - si chiedono - se perfino i ricchi Qatar e Arabia Saudita hanno congelato moltissimi dei loro progetti nel Paese». Un gruppo di professori dell'American University di Beirut ha già creato un gruppo di protesta contro l'isola del cedro, definendola un «disastro urbano, economico e ambientale». Sorge spontaneo, allora, chiedersi se è il caso di progredire a favore di un welfare alle volte anche non reale, oppure capire di doversi fermare ai fundamentals, cosicché ruolo servente di ingegneria non diventi di conseguenza la disciplina servita?

 

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Martedì

 

Cari lettori,

mi chiamo Francesco Salese e sono al secondo anno di dottorato in Geologia Planetaria presso l'Università D'Annunzio di Chieti-Pescara.

Vi scrivo da Nantes (Francia), dove mi trovo per un periodo di studio all'estero presso il "Laboratoire de Planétologie et Géodynamique".

In particolare mi occupo dello studio di Marte attraverso lo studio di analoghi terrestri.

Pochi ne sono a conoscenza, ma a Pescara presso il Dipartimento INGEO è presente l'International Research School Of Planetary Sciences (IRSPS), vero fiore all'occhiello italiano ed europeo nel settore della Geologia Planetaria, che negli ultimi 15 anni ha laureato più di 20 studenti, che oggi ricoprono posizioni di notevole pregio nei più importanti centri di ricerca del mondo.

Ma vediamo di conoscere un po' meglio questo ambiente.

La Geologia Planetaria nasce nei primi anni sessanta del '900. 

E' una disciplina scientifica che si occupa dello studio della geologia di alcuni corpi celesti come pianeti, lune, asteroidi, comete e meteoriti. In quanto disciplina esotica delle Scienze Della Terra, non beneficia dei metodi sperimentali e di osservazione che si possono utilizzare sulla Terra. Lo studio di Marte si focalizza attorno a grandi temi come l'evoluzione del clima, l'evoluzione interna etc, tenendo conto delle diverse tipologie di dati (geofisici, banda del visibile, analisi geochimiche) ed utilizzando degli analoghi, morfologici e non, con altri pianeti, ovvero si ricercano, ad esempio, le dune su Marte e si confrontano con quelle presenti nei deserti terrestri. L'approccio del nostro lavoro è di conseguenza globale ed interdisciplinare. 

Globale perché lo studio non si ferma su una regione geografica precisa e non abbraccia un solo tema di studio. Il metodo da noi impiegato consiste in un andirivieni sistematico tra i dati di osservazione, i dati sperimentali e le ipotesi di lavoro.

Interdisciplinare poiché i geologi planetari si interfacciano con fisici, ingegneri, astronomi, esobiologi in quanto le tematiche affrontate sono molteplici, come le loro implicazioni.  

Marte è il pianeta più simile alla Terra tra quelli del sistema solare, ed è anche il pianeta più ospitale per gli astronauti, ancor più del satellite terrestre, la Luna, grazie ad una durata del giorno simile a quella della Terra, ad una maggiore gravità e maggiore radioprotezione.

 La sua superficie presenta, alcune similitudini con la Terra, come formazioni vulcaniche, valli, calotte polari e deserti sabbiosi, oltre a formazioni geologiche che suggeriscono la presenza, in un lontano passato, di un'idrosfera e non una ma ben due lune (Phobos e Deimos).

 Presenta, altresì, alcune differenze come, ad esempio, una distanza maggiore dal Sole, un diametro più piccolo, un'atmosfera rarefatta, e una durata maggiore del periodo di rivoluzione.

 Inoltre Marte è appena al di là del bordo esterno della zona abitabile, aspetto molto importante, poichè tra quattro miliardi e mezzo di anni, quando il Sole aumenterà di dimensioni diventando una "nana bianca", la Terra sarà troppo calda per potervi vivere, mentre Marte potrebbe ospitare la vita come noi la conosciamo oggi entrando nella fascia abitabile.

 Conoscere ed esplorare Marte può  servirci a migliorare la conoscenza del nostro sistema solare, della sua formazione ed evoluzione nel tempo. Nell'ipotesi, sempre più reale, che Marte sia stato ricoperto di acqua (probabilmente era ricoperto da fiumi, laghi e oceani) esistono alte probabilità che abbia ospitato anche la vita, ciò avrebbe importanti ripercussioni sia da un punto di vista scientifico che filosofico.

 Lo studio del pianeta rosso potrebbe rivelarci importanti informazioni per capire come evolverà la Terra.

 

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