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Adriano GHISETTI
Quali sono le priorità che si è posto per la gestione del corso di laurea (Ingegneria,Geologia). E quali cambiamenti, a livello strutturale e didattico, immagina per i prossimi dieci anni?
Il corso di laurea in Ingegneria è un corso molto recente, ci troviamo in un periodo di transizione.; stiamo cercando di indirizzare il corso verso una "Ingegneria civile" attraverso dei cambiamenti moderati ma progressivi, per permettere agli studenti di entrare più agevolmente nel mondo del lavoro. Un primo punto è la necessità di integrare maggiormente i nostri corsi, allo stato attuale troppo giustapposti l’uno all’altro e senza i necessari momenti di sintesi e di confronto. Credo si debba fare in modo che lo studente coltivi le proprie esperienze di studio secondo una regolare progressione. Voglio dire che dovrebbe essere evitato, come avviene oggi, di portare avanti il proprio percorso secondo compartimenti stagni, con troppi studenti che affrontano prima il blocco dei corsi progettuali e riservano agli ultimi anni, troppo sovente fuori corso, la serie dei cosiddetti esami scientifici o, non di rado, di quelli storici.
Il nostro corso di laurea da tempo è stato giustamente paragonato ad un tripode, i cui sostegni sono identificabili nelle materie più strettamente professionali, in quelle scientifiche e in quelle storiche: ma è solo dal loro equilibrio, quindi anche dal loro apprendimento in sinergia, che può conseguirsi una effettiva completa formazione di architetto.
E se è indubbio che la progettazione, con le discipline più strettamente attinenti alla professione, sia da ritenersi asse portante del corso di laurea, è anche indubbio che altrettanto fondamentali siano la componente strutturale, che ne determina la qualificazione scientifica, e la componente storico-conservativa, che orienta alla formazione di una capacità critica dell’architetto. Sostanziale elemento distintivo, quest’ultimo, rispetto alla formazione dell’ingegnere.
Mi piacerebbe, inoltre, conferire una maggior dignità al momento della consegna dei Diplomi di Laurea. Ritengo che, in una giornata distinta da quella della discussione delle tesi, si dovrebbero riunire in aula magna i neo-laureati con i loro parenti ed amici, per ricevere solennemente i diplomi.
Quanto al futuro, una previsione per i prossimi dieci anni mi sembra impossibile: l’esperienza insegna che tali previsioni sono possibili in uno scenario “senza sorprese”, ma nel mondo attuale, come forse nel passato, le sorprese non mancano mai. E, se saranno confermate le recenti scelte governative nei confronti dei Corsi di Laurea con riconoscimento europeo, il futuro prossimo non sarà privo di importanti cambiamenti, sui quali non sono ottimista.
In che modo la formazione universitaria deve riformarsi per rispondere meglio alle esigenze del mercato? Affinchè un neolaureato possa entrare più facilmente nel mondo del lavoro è necessario, secondo lei, apportare modifiche al suo corso di laurea?
In un mercato in crisi come l’attuale, la formazione non deve perdere di vista i progressi tecnologici e non deve scadere in qualità, se si vogliono vincere le sfide che la difficile situazione del momento ci impone di affrontare. E’ su queste premesse che si devono basare le eventuali riforme.
Il nostro Consiglio di Corso di Laurea, attraverso l’opera della Commissione Didattica, ha appena terminato una revisione del programma didattico, riducendo il numero degli esami senza diminuirne i crediti, ossia razionalizzando il lavoro degli studenti senza perdere la qualità della formazione ad essi fornita. Sono sicuro che questo comporterà una migliore progressione degli studenti verso la conclusione dei loro studi, che termineranno con più ampie possibilità di specializzazione nell’ultimo anno.
Sto cercando anche di migliorare il tirocinio pre-laurea, che per gli studenti rappresenta l’opportunità di entrare in contatto con il mondo del lavoro. E’ un’esperienza che essi devono prendere sul serio. Inoltre vorrei cercare di migliorare la preparazione degli studenti laureandi in vista dell’esame di abilitazione alla professione.
In termini di occupazione, quale scenario futuro immagina per la professione (architetto,ingegnere,geologo)?Quanto effettivamente,l'attuale crisi economica e sociale sta cambiando le regole del gioco, e quali sono i tasselli di questa professione che risentono maggiormente della crisi?
E’ noto che in Italia produciamo un numero di laureati in architettura (cui si possono aggiungere quelli in ingegneria edile) eccessivo per le esigenze del mercato. Non dispongo di dati statistici analitici che mi consentano di rispondere riguardo a specifici “tasselli”, ma è abbastanza chiaro che la crisi della “industria italiana delle costruzioni”, come si chiamava negli anni Sessanta, determina una minore richiesta di architetti, cui si aggiunge la più generale crisi industriale, da cui consegue un’altrettanto minore richiesta di industrial designers. Per non parlare del settore pubblico, con i tagli di personale.
Ritengo però che giovani architetti, preparati e motivati, possano trovare anche in futuro spazio per la loro creatività, non solo in Italia, perché la necessità di bravi professionisti ci sarà sempre.
Un messaggio di benvenuto agli studenti che intendono iscriversi al Corso di Laurea di Ingegneria e di Geologia e un messaggio per salutare gli studenti che escono dall'Università per immettersi nel mondo del lavoro.
Ai giovani che intendono diventare architetti un invito a frequentare con entusiasmo il nostro Corso di Laurea, così ricco di esperienze interessanti e di opportunità di conoscenza; con la raccomandazione di affrontare seriamente lo studio, unendo ad esso una viva curiosità per il mondo che ci circonda, con la sua varietà e le sue contraddizioni, che rappresenta il contesto nel quale l’attività dell’architetto si esprime.
A coloro che invece hanno terminato gli studi, l’augurio di poter realizzare i loro sogni, in un mondo certo difficile, ma nel quale chi ha forti motivazioni e solida preparazione non mancherà di affermarsi.