i ricordi
In una giornata d'inizio primavera, seduta nella mia stanza, immersa nella musica mentre il mondo esterno scorreva, l'unica domanda che mi veniva in mente era: in un momento della vita in cui l'unica risposta a tutte le domande sembra essere “scappare” – e l'impossibilità di farlo amplifica solo il desiderio di fuggire – cosa ci permette di farlo comunque?
La sola cosa che mi viene in mente sono i ricordi – belli, brutti, malinconici e felici – la via di fuga da tutto: momenti vissuti in luoghi che abbiamo sentito nostri, ma che non ci appartengono più. Pensando a ciò, mi ritrovo catapultata indietro nel tempo, precisamente al 16 giugno 2023. Mi trovavo nel mio posto felice, dove tutto sembrava possibile, e la colonna sonora era Florence Welch, che riecheggiava nelle mie cuffie e nella mia vita, 24 ore su 24.
Camminavo per le strade di Tirana, diretta a incontrare i protagonisti della mia vita in quel momento; il vento soffiava, generando una leggera brezza che rendeva il caldo di quei giorni più sopportabile. Senza accorgermene, ero arrivata in piazza, sotto la statua di “Fratm Skanderberg” – come ci piaceva chiamarla – e solo ora mi rendo conto di quanto quel momento fosse speciale, essendosi trasformato in un rito quotidiano.
Pochi minuti dopo, ci trovammo davanti alla nuova piramide della città: io spiegavo, super emozionata, il progetto di MVRDV, e nessuno osava interrompermi nemmeno una volta. Facemmo lo stesso con Enea, il nostro amico albanese, il quale raccontava come, da piccolo, amasse giocare sulla piramide con i suoi amici, usandola come scivolo e fingendosi Spider-Man. Certo, non era la cosa più sicura del mondo; ripensandoci ora, mi sembra ancora più evidente come l'architettura sia ciò che chi la abita desidera che essa sia. Per loro, in quella fase della vita, quell'edificio rappresentava un vero parco giochi, uno spazio per sperimentare ed essere chi volevano – ed andava bene così.
Dopo i vari racconti, decidemmo di entrare: l'edificio non era ancora completato, ma non ci importava, eravamo troppo curiose di scoprire cosa stesse diventando. Sin dal principio mi colpì il segno distintivo dello studio: osservare quel grigio trasformarsi in colori, configurandosi in elementi polifunzionali ed estremamente connessi tra loro e dando vita a un percorso ben definito. Per me fu estasiante, perché era la prima volta che mi trovavo in un cantiere di un grande studio di architetti. Peccato che non riuscimmo a concludere il percorso, poiché fummo cacciate dal custode; tuttavia, riuscii comunque a scorgere l’oculo in cima, attraverso il quale la luce lunare entrava nell’edificio.
Un anno dopo, sono tornata a Tirana; la colonna sonora della mia vita era Harry Styles. In quei luoghi, tanto conosciuti quanto ormai mutati, guardo la piramide e ci rivedo, lì dentro, a curiosare, ridere e scappare. Noi non ci siamo più, ma l’edificio è stato inaugurato, e posso osservare le persone che salgono e scendono da quelle che un tempo erano scivoli immaginari per bambini e che ora sono diventate grandi gradinate. Guardo l’oculo e vi scorgo l'immagine di un bambino che mi saluta, come se il passato si fondesse con il presente in un gesto semplice e sincero.
Alla fine di quella giornata, mentre rivedevo nella mente ogni attimo, mi resi conto che i ricordi non sono solo frammenti di ciò che è stato, ma anche pilastri su cui costruire il nostro futuro. Essi ci accompagnano come compagni silenziosi, rivelandoci che, anche se fisicamente le persone o i luoghi possono cambiare, ciò che resta sono le emozioni e le esperienze condivise. Forse, scoprì con una rinnovata consapevolezza, fuggire non è tanto una via d'uscita quanto una necessità di cercare quei momenti in cui ci sentiamo veramente vivi, per poi imparare a custodirli e a lasciarli fiorire nel nostro presente.
Oggi, con la mente più lucida, comprendo che non si tratta di trovare la via per scappare, ma di saper accogliere il flusso dei ricordi, di imparare da essi e di trasformarli in nuovi punti di riferimento. Ogni ricordo diventa così un tassello che arricchisce il nostro percorso, offrendoci la possibilità di ritrovare noi stessi anche quando il mondo intorno sembra cambiare irrimediabilmente. E in questo continuo rinnovarsi, c'è una bellezza intrinseca: la consapevolezza che, nonostante il tempo scorra e le distanze aumentino, ciò che abbiamo vissuto rimane intatto, pronto a essere riscoperto ogni volta che decidiamo di guardare indietro. In fondo, forse il vero coraggio non sta nel fuggire, ma nel sapersi riconciliare con il passato per costruire, giorno dopo giorno, nuovi spazi di felicità e di condivisione.
Miriana Carlucci
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Ph @Miriana Carlucci