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Biennale di Venezia 2023

Anche quest’anno, come ogni anno, WOO partecipa attivamente al racconto della Biennale di Venezia.

Il tema della 18. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia 2023 è “The Laboratory of the Future” curata da Lesley Lokko ed organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Roberto Cicutto.

 

La 18. Mostra Internazionale di Architettura è aperta dal 20 maggio fino al 26 novembre presso i Giardini, l’Arsenale e a Forte Marghera.

 

La squadra Biennale 2023 è stata composta da:
Maura Mantelli / Erica Scalcione / N Marco Santomauro / Anna Di Matteo /

Caterina Bascelli / Laura Ganimede / Marigiusi Pacifico / Alessia Cardellicchio
 


 
- INTERVIEWS BOLT FROM THE BLUE - 

  FLORIAN SOUMMA – Padiglione Germania  

WOO: Prima di tutto vorremmo sapere come potresti riassumere questa Biennale e il concept del padiglione; poi ci piacerebbe sapere cosa ne pensi della vittoria del Brasile.

F: Il concept del nostro padiglione è quello di recuperare i materiali avanzati dalle passate Biennali: tutti i materiali che vedete sono materiali che sono stati usati dalla scorsa Biennale dell’arte, abbiamo chiesto se potevamo usarne qualcuno: l’idea non è solo quella di mostrarli qui nelle istallazioni ma anche di usarli nei workshop organizzati nel padiglione per creare nuove esperienze nella città di Venezia, i visitatori potranno fare delle piccole riparazioni con questi materiali nella città.
Riguardo alla vittoria del Brasile non posso dire molto perché sono stato qui per veramente poco tempo, quindi credo che prima di tutto debba andare più in profondità nello studio del padiglione, sicuramente credo che sia molto di più che argilla, c’è un livello sottostante più profondo, parla della decolonizzazione, quindi credo che debba studiarlo di più.

W: Se tu dovessi descrivere in una parola questa Biennale?

F: Direi distopica: a volte ti rende calmo altre ottimista!

  SANDRA POULSON – Padiglione Inghilterra  

WOO: Se potessi usare una parola per descrivere questa Biennale, quale useresti? E perché?

S: Credo spazio! Perché il padiglione si sta comportando come uno spazio che era necessario costruire: quello che sta succedendo qui sono conversazioni che sarebbero accadute comunque e ovunque ma sicuramente sarebbero dovute accadere qui perché è il posto perfetto, perché questo spazio ha necessità di esistere.

W: Il tema delle Biennale di quest’anno è stato molto particolare e difficile, quali sono state per te le maggiori sfide per creare qualcosa che fosse centrato con la Biennale? Come descriveresti la tua creazione per questo evento?

S: Credo che il lavoro sia stato come un confronto con me stessa e con le informazioni che avevo sulla materia, i sentimenti di essere “lavata via” e di essere sostituita, quindi è interessante capire veramente come ci stiamo muovendo verso il futuro e come affrontiamo il futuro non lasciandoci guidare da esso ma bensì guidandolo noi: dipendiamo dalle azioni che stiamo facendo adesso anche se molto spesso le nostre azioni ci implicano di guardare al passato.

  RODRIGO ESCANDON CESARMAN – Padiglione MESSICO  

WOO: Com’è stato affrontare il tema della Biennale di quest’anno? Pensi che tu e il tuo team siate riusciti a centrare il tema?

R: Il progetto è stato una collaborazione tra creatori ed artisti, se li contassimo tutti individualmente sarebbero circa 50 persone, è stato difficile coordinarle tutte ma credo che alla fine è stata la maniera migliore per portare al termine questo tipo di progetto con questo tipo di complessità.

W: Una delle parole chiave di questa Biennale è stata “cambiamento”, come ti sei adattato ai cambiamenti di questa Biennale?

R: Credo che un modo per applicare i cambiamenti nel padiglione è stato innanzitutto con il progetto in sé, esso si occupa della struttura utopica di un campo da basket dei “Campesinos”: i campi da basket furono costruiti negli anni 20 come manifesto e lo sport divenne popolare tra i missionari del Messico; è stato molto interessante vedere come si possa trasformare un campo da basket e vedere come si possa utilizzare per diverse manifestazioni e scopi.

W: Non sappiamo se tu abbia avuto l’opportunità di vedere gli altri padiglioni: qual è stato il tuo preferito e quello che ti è piaciuto di meno?

R: Il mio preferito è stato il padiglione dei paesi nordici, non li ho visti tutti ma credo che quello sia stato uno dei miei preferiti… il tema di questa Biennale era lo spazio, l’ambiente naturale ma credo anche che in una Biennale di architettura ci sia altro oltre i temi e i contenuti, il padiglione che lavora meglio è quello che usa lo spazio per quello che è, è molto interessante vedere un padiglione che sia riuscito ad ottenere questo risultato, il padiglione dei paesi nordici è stato fatto veramente bene, oltre all’incredibile libreria con i contenuti architettonici, vede uno spazio che funziona molto bene: sono stato lì e ho notato le persone che leggevano i libri, usavano le strutture dedicate ai film, quindi credo che questo genere di padiglione lavori meglio. Credo che sia più facile annoiarsi leggendo solo piante di edifici, piante di città e modellini di città, per me la parte più difficile in un padiglione è proprio quella in cui devo studiare questo genere di cose.

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